[...] il soggetto, e anzitutto il soggetto cosciente e parlante, dipende dal sistema delle differenze e dal movimento della dif-ferenza, non già è presente né soprattutto presente a sé prima della dif-ferenza, e vi si costituisce solo dividendosi, spaziandosi, «temporeggiandosi», dif-ferendosi; e conferma altresì, quell’aspetto, che, come diceva Saussure, «la lingua [che consiste solo di differenze] non è una funzione del soggetto parlante». Nel momento in cui interviene il concetto di dif-ferenza, con la catena che vi è congiunta, tutte le opposizioni concettuali della metafisica classica, nella misura in cui hanno come ultimo loro termine di riferimento la presenza di un presente (sotto forma, per esempio, dell’identità del soggetto, presente a tutte le sue operazioni, presente sotto tutti i suoi accidenti o eventi, presente a sé nella sua «parola viva», nei suoi enunciati o nelle sue enunciazioni, nei suoi oggetti e negli atti presenti del suo linguaggio, ecc.) – tutte queste opposizioni metafisiche (significante/significato; sensibile/intelligibile; scrittura/parola [parole]; parola/lingua; diacronia/sincronia; spazio/tempo; passività/attività; ecc.) diventano non-pertinenti. Esse infatti finiscono, prima o poi, per subordinare il movimento della dif-ferenza alla presenza di un valore o di un senso anteriore alla dif-ferenza stessa, più originario, che la eccederebbe e, in ultima istanza, la comanderebbe. [...]
Jacques Derrida, Semiologia e grammatologia. Colloquio con Julia Kristeva, in «Information sur les sciences sociales», VII, 3, giugno 1968; prima trad. it. a cura di G.Sertoli (Bertani, Verona 1975); ed. riveduta, a cura di M.Chiappini e G.Sertoli: J.Derrida, Posizioni. Scene, atti, figure della disseminazione (Ombre corte, Verona 1999, pp. 37-39)